La Pieve di Bigolio

La culla delle nostre comunità

La storia

La Pieve si trova in aperta campagna sulla strada della Cesarina, a circa un chilometro dall’abitato. Oggi è un Santuario molto venerato dagli orceani che si rivolgono a Maria per chiedere grazie. 

La storia del sito è molto antica. I celti edificarono un tempio dedicato al dio Bolgolio, che corrotto in Bigolio, darà il nome alla pieve cristiana. Con le centuriazioni romane, avvenute nel primo secolo a.C., venne edificata una grande villa  con annessa una zona sacra dedicata agli dei romani e al dio Bolgolio. Successivamente all’editto di Milano, tra i IV e V secolo d.C. nacque la prima chiesa battesimale che si trasformò poi nella Pieve di Bigolio dedicata a San Lorenzo e Santa Maria. La Pieve dominò per secoli su un vasto territorio circostante. Nel tempo l’edificio subì diverse trasformazioni, l’ultimo intervento significativo è del 1896 ad opera del capomastro Faustino Valperta che trasformò la chiesa da una a tre navate con un elegante pronao.

Il più importante ritrovamento archeologico è un’ara in marmo di Botticino d’epoca romana, riutilizzata come pietra d’angolo nella costruzione della pieve antica. Riporta una dedica al dio pagano Bolgolio.

Le opere principali

  • Effigie della Madonna della Pieve, opera lignea realizzata dallo scultore bresciano Angelo Righetti; 
  • Altare di epoca settecentesca, è un recupero proveniente dalla chiesa dei Disciplini, con pregevoli intarsi in stucco e madreperla. 
  • Altorilievo in terracotta policroma che rappresenta la Dormitio Virginis”. La rarissima scultura tardo gotica è attribuita al “Maestro degli Angeli cantori”. 
  • All’esterno sono visibili alcuni resti degli scavi archeologici effettuati nel 2018.

Curiosità

Ritrovamento del cippo e tomba del priore.

Altri luoghi

La Chiesa Parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo

Nel 1754 Laffranco Baronio offrì la cospicua somma di 500 scudi “…al fare che questa chiesa resti adornata nelle vele e nei medaglioni di eccellente pittura”. La scelta cadde su Carlo Innocenzo Carloni primo pittore alla corte di Vienna. La scritta “Grati Cossalis Opus M.D.C.” con vicino un’aquila rossa in campo oro, stemma araldico della nobile famiglia Martinengo Cesaresco feudatari di Orzivecchi, si trova sul dipinto raffigurante la Madonna con Bambino e Santi.
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Palazzo Martinengo denominato anche Castello

Ha elargito per secoli acqua potabile alle famiglie Martinengo. Il pozzo del castello si trova in un angolo delle “Barchesse” chiuso da un’anta con catenaccio. La curiosità sta nel fatto che il pozzo era in comune e serviva contemporaneamente due famiglie. “Marzia Mia,…prega che il cielo non ci tradisca quando verrò a vederti agli Orzi; ed amami com’io t’amo con tutta l’anima. Il Tuo Foscolo”. Dove si tennero gli incontri amorosi di Ugo e Marzia Martinengo Cesaresco?
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Il Borgo di Orzivecchi

Ancora oggi Orzivecchi è cinta da una fossa adibita a orti e giardini. Anticamente la fossa era colma d’acqua e serviva da fossato di difesa del borgo che ad est e ad ovest era chiuso da due porte in muratura. A Giuseppe Pastori è dedicata la via principale di Orzivecchi. Questi era un benefattore che negli ultimi anni della sua vita si ritirò al Giardino dove fondò la scuola per casari. Dopo la morte venne sepolto in una cappella monumentale fuori dal cimitero di Orzivecchi. Ancora oggi si narra che nel buio della notte l’ombra di Pastori faccia risuonare il campanello della sua carrozza infernale, diretta al Giardino.
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